
Perché ho lavorato così tanto ad un corso sul gioco short stack nei tornei?
Perché migliorare la tua capacità di prendere decisioni quando hai poche chips è la singola area di studio dei tornei di poker che ti può portare più risultati in assoluto.
La prima lezione privata di poker che ho fatto, nel lontano 2012, riguardava proprio il gioco short stack.
Già solo quella mi aveva dato un incremento di abilità e consistenza dei risultati ENORME.
Perché puoi migliorare così tanto se studi il gioco short stack?
Per tre motivi principali:
Puoi evitare il gioco deepstack, ma non puoi evitare il gioco shortstack.
Cosa voglio dire?
In un torneo di solito iniziamo tutti con tante chips, cento, duecento o trecento bui.
Gestire bene questo stack non è però cosa facile.
Un giocatore non esperto corre sempre il rischio di entrare in piatti sbagliati, pagare più del dovuto per inseguire un progetto o semplicemente essere scoppiato e perdere tante chips.
In tutti questi casi rischi di finire a gestire uno stack corto, ma non solo.
In tutti i tornei i bui salgono e gli stack si riducono. E’ così perché il torneo deve finire ad una certa, quindi la struttura erode gli stack in gioco fino a costringerli a giocare tutto.
Quindi presto o tardi, soprattutto se vai molto avanti, ti troverai ad avere poche chips e decidere come giocarle.
In ultima analisi, se non sei a tuo agio a giocare postflop con cento bui perché ci sono troppe decisioni difficili da prendere, ti trovi spesso ad aspettare fino ad arrivare avanti nel torneo (anche molto e senza correre troppi rischi) e dover giocare con uno stack ridotto.
Non puoi fuggire dalla gestione di uno stack corto nel torneo.
Nel cash puoi farlo, anzi quasi sempre chi gioca cash game utilizza stack di cento bui o più e i soldi si spostano a quel livello.
Nel torneo è diverso, ma a questo ci arriviamo tra poco.
Prima lascia che ti presenti il secondo motivo per cui dovresti studiare subito il gioco shortstack:
Giochi shorstack come giochi deepstack, e questo distrugge i tuoi tornei.
Tra poco ti parlerò di un concetto fondamentale: il valore delle chips. Adesso prendi quello che ti dico sulla fiducia..
Non puoi utilizzare uno stack di poche chips come uno di tante perché semplicemente le chips di uno stack ridotto valgono di più di quelle di uno stack grande.
Se continui ad utilizzare uno stack corto con lo stesso grado di leggerezza di uno grosso distruggi i tornei che giochi.
Quando un giocatore si ritrova con poche chips in un torneo tende a darsi per eliminato.
E’ falso. Puoi fare moltissime cose con 10 o 20 bui se sai come utilizzarli, e molte di queste ti permettono di fare scelte profittevoli e a basso rischio.
Sarai sempre eliminato, però, se non smetti di trattare 10 bui come fossero 100.
Quindi se vai postflop con 65s non fai altro che distruggere il tuo stack, ad esempio.
Nei tornei che analizzo correggo tantissimo le decisioni shortstack che ti portano ad entrare in scenari dove perdi le chips troppo spesso e il naturale esito della mano è negativo.
Attenzione: quando sei corto una scelta sbagliata può anche essere profittevole sul piano matematico.
Perché?
Perché non è strategica per il tuo torneo.
Perché certe cose che puoi fare quando hai cento bui, come andare postflop con leggerezza o rilanciare per foldare, sono il male assoluto quando sei corto.
Presto sarà tutto più chiaro…
Veniamo adesso al terzo motivo per cui lo studio del gioco shortstack è così importante, che è poi il motivo per cui ho chiamato il mio corso Push The Money:
Il gioco shortstack DOMINA le fasi dei soldi.
Nelle fasi finali si gioca sempre shorstack.
Anche quando hai tante chips giochi contro avversari che ne hanno poche, quindi con uno stack effettivo piccolo che ti costringe a giocare come se avessi pochi bui a tua volta.
Nelle fasi finali si spostano i premi, quindi ogni singola scelta ha un controvalore preciso in soldi.
Già solo questo spiega perché dovresti studiare il gioco shortstack prima di tutto.
Te lo dico spassionatamente: in un torneo puoi essere fortunato in tre o quattro mani chiave ed accumulare uno stack gigante che ti porta a premi facilmente.
Nelle fasi avanzate però, quando la struttura crolla e non puoi aspettare più gli incroci fortunati, devi contare sulla tua abilità.
Soprattutto sulla tua abilità di:
- Far chips quando non hai le carte buone;
- Far chips più velocemente di quanto paghi i bui.
Di questo ne parlava in modo specifico Arnold Snyder nel suo libro Poker Formula. E’ stato il primissimo libro di poker che ho letto e lo ricordo ancora molto bene.
Oggi non è più attualissimo, ma ci sono alcuni concetti sempre validi. Quel libro era una spiegazione concettuale importantissima del perché devi imparare a giocare con poche chips anche senza avere una mano buona.
Ecco, questo esempio spiega moltissimo la differenza di approccio tra gioco con tante chips e gioco con poche chips.
Quanto hai cento bui puoi aspettare per quaranta o cinquanta mani che il dealer distribuisca una mano forte.
Quando hai dieci bui NO.
Ogni mano costa delle ante, e ogni giro di tavolo paghi un totale di 2,5 BB circa. Se aspetti quaranta mani forse arrivi ad avere uno o due bui che se li raddoppi diventano quattro…insomma entri in un vortice in cui hai un bisogno enorme di fortuna.
Quanto ho scritto fino ad ora dovrebbe spiegare abbastanza perché il gioco shortstack è così importante da studiare, e non sto entrando nemmeno al livello della matematica nuda e cruda.
Il corso Push The Money è costruito tutto sulla base di calcoli che dimostrano coi numeri quando fai un profitto e quando perdi soldi con una determinata azione.
Ti assicuro che la maggior parte dei giocatori la fuori non ha che un’idea vaga di questi numeri e fa costantemente:
- Scelte non profittevoli che bruciano soldi;
- Non conosce le scelte profittevoli che gli porterebbero soldi.
Insomma, c’è tanta confusione e ignoranza che mi ha spinto a mettermi con tanta pazienza a produrre un corso di oltre dieci ore sulle dinamiche di gioco shortstack nei tornei.
Ma senza passare per il corso, così a titolo gratuito e promozionale, voglio condividere con te delle informazioni di base per produrre delle buone scelte shortstack.
Adesso ti parlo infatti di quelli che sono i due pilastri del gioco shortstack nei tornei…
PRIMO PILASTRO: LE CHIPS DEL TUO STACK NON HANNO TUTTE LO STESSO VALORE
Quando inizi a studiare i tornei entri quasi subito in contatto con questo macigno che è l’ICM.
Di che cosa si tratta?
Magari ne parlo in un articolo più specifico. Intanto ti dico che è un modello matematico che attribuisce un valore in soldi alle tue chips, proprio perché non puoi farlo senza dei calcoli specifici.
E’ il problema dei tornei.
Nel cash game se hai 100 BB ad una partita 0,5€/1€ hai 100 euro di stack che puoi convertire in soldi in qualsiasi momento.
Nei tornei no.
Nei tornei se hai 100 BB ad inizio torneo non puoi ottenere soldi in cambio. Puoi farlo solo se arrivi a premio e solo in base alla struttura dei premi.
Per cui se vuoi sapere quanto valgono le tue chips devi considerare parecchie cose. Una di queste è l’utilità marginale di una chip per vincere dei soldi in quel torneo.
Mi spiego con un esempio.
Prendi uno stack di 60BB e dividilo in tre porzioni da 20BB ciascuna:
- Da 0BB a 20BB;
- Da 20BB a 40BB;
- Da 40BB a 60BB.
In una partita di cash game 0,5/1 varrebbero tutte e tre 20 euro ciascuna, giusto?
E in un torneo?
Conoscere solo lo stack non ci permette di definire il suo valore in soldi, ma ci permette di fare un ragionamento importante che è questo: cosa succede se perdi l’ultima parte dello stack, quella che va da 40 a 60 grandi bui?
Giochi peggio nel torneo, puoi fare meno cose, puoi aspettare di meno, ma hai ancora uno stack riguardevole che puoi gestire bene per fare grandi cose.
E se invece perdi i primi 20bb? Quelli da 0 a 20? Beh, in questo caso sei fuori dal torneo e azzeri la tua probabilità di vincere un premio in denaro.
Questo esempio molto semplice dimostra perché le chips di uno stack corto, le ultime chips che ti rimangono, valgono di più di quelle di uno stack lungo.
Sono sempre 20BB, ma hanno due valori differenti.
Ecco perché si dice che le chips perse nei tornei valgono di più di quelle guadagnate.
Per giocare bene shortstack devi avere marchiato a fuoco questo concetto:
Gli ultimi bui che ti rimangono valgono TANTO.
Quindi li devi trattare con più attenzione di quelli di uno stack lungo. Non puoi utilizzarli allo stesso modo, prendendo lo stesso tipo di decisioni. Altrimenti perdi soldi (e distruggi le tue probabilità di arrivare in fondo al torneo).
Proprio per questo motivo il secondo pilastro di un buon gioco shortstack è:
SECONDO PILASTRO: NON ANDARE POSTFLOP
Andare postflop ti mette in condizione di giocare mani che perderai troppe volte e questo è il male perché significa perdere chips pesantissime e preziosissime tante volte.
Vediamo meglio perché.
Intanto quando vai postflop di solito lo fai in modo passivo, basandoti solo sulla tua mano e ignorando la forza della fold equity, cioè della probabilità di far foldare delle mani al tuo avversario.
Giocare solo per la forza della tua mano ti condanna a perdere il piatto tutte le volte che non leghi un punto abbastanza forte per continuare a giocare. Nel frattempo hai perso dei bui, pochi, ma preziosi.
Ma può diventare tutto ancora più disastroso se leghi dei punti che possono chiamare un’altra puntata al flop e non possono arrivare fino allo showdown, tipo delle coppie.
Quando ci sono stack corti in gioco non puoi giocare fino al river quasi mai, e andare postflop significa sempre investire una porzione importantissima di stack.
Quando hai cento bui puoi farlo perché le volte che perdi non pesano sul tuo torneo. Se da 100 bb passi a 95 il torneo è praticamente invariato per te.
Se da 15BB passi a 10BB invece hai scavato mezza fossa.
Un altro problema del giocare postflop, anche da aggressore, è che ti trovi spesso in situazioni dove devi investire tante chips per un piatto invitante, e numeri alla mano può essere anche profittevole.
Non a livello strategico però, perché giochi in una situazione dove metti tutte le chips in mezzo e le perdi più del cinquanta percento delle volte. Non è bello, e non è l’approccio corretto.
L’approccio corretto è quello che ti garantisce:
- Una scelta matematicamente profittevole;
- Che comporta un rischio basso per te.
Qual è questa scelta?
All in…o fold.
Spesso si parla di andare all in diretto quando sei corto, oppure di foldare la tua mano. Il motivo risiede in quello di cui ti ho parlato fino ad ora.
Andare all in, soprattutto quando sei il primo a parlare o quando il tuo avversario può ancora passare…migliora le condizioni di profitto della tua mano.
Un all in, un push, in gergo tecnico, costringe il tuo avversario a foldare tantissimo lasciandoti il piatto senza girare le carte un numero altissimo di volte.
Non hai idea di quanto ciò pesa sul valore atteso.
Se hai la possibilità di far foldare il tuo avversario la forza delle tue mani si moltiplica. Mani deboli diventano forti come Hulk e possono portarti un profitto.
Ci sono situazioni di gioco dove puoi andare all in con qualsiasi due carte e fare un profitto, come questa:
Ma la forza dell’all in non si limita a questo, infatti quando vai all in non rischi di foldare postflop.
Foldare postflop riduce la forza della tua mano anche del 10 o 20 percento!
Pensa a quando hai un progetto di colore al flop che puoi chiudere nel 36% dei casi circa tra turn e river. Se vai postflop e puoi foldare magari non è profittevole continuare a mettere delle chips, ma se non puoi foldare perché sei all in ti vedi sempre turn e river e puoi contare su tutte le carte possibili per vincere lo showdown.
Certo, ogni tanto ti scoppieranno, ma alla lunga ti da più possibilità di vincere le gire. E soprattutto evita che tu perda il 20% del tuo stack in mani che non puoi portare fino alla fine quando hai poche chips.
Sulla base di questi due pilastri devi prendere tutte le tue decisioni quando gestisci uno stack corto, decisioni che di solito riguardano l’andare o non andare all in.
Vai all in quando mettere le chips rappresenta un’azione profittevole.
Passi la mano quando andare all in è un investimento sbagliato.
Ci sono pochissime alternative a questo.
Ma come decidi se una mano è buona da mandare all in?
Ci sono vari criteri decisionali e tutti si basano sul calcolare:
- Quante chips sposta una determinata azione;
- Quanti soldi sposta una determinata azione.
Il cuore del corso Push The Money riguarda questo immenso lavoro di calcolo dei range, per cui se vuoi saperne di più e approfondire questo argomento ti invito a scoprire subito il corso e approfittare dell’offerta di lancio che scade venerdì 15 marzo:
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